
Nella XIII stazione della Via Crucis contempliamo Gesù che muore sulla Croce per unire nell’amore del Trinitas Deus l’umanità divisa dal peccato, dall’inimicizia, dalla “logica di Caino”: «Alle tre, Gesù gridò a gran voce: “Eloì, Eloì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perchémi hai abbandonato?”. Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: “Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere”. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò» (Mc 15,34.36-37).
Nella Via Crucis al Colosseo presieduta questa sera da papa Francesco, mentre la Croce veniva portata dalle due amiche Albina (russa) e Irina (ucraina), si è deciso di non leggere la meditazione preparata per commentare la XIII stazione. “Di fronte alla morte il silenzio è più eloquente delle parole. Sostiamo pertanto in un silenzio orante e ciascuno, nel proprio cuore, preghi per la pace nel mondo”. Val comunque la pena di riprendere il testo del breve commento pubblicato nel libretto della celebrazione:
La morte intorno. La vita che sembra perdere di valore. Tutto cambia in pochi secondi. L’esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d’inverno, l’andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie… tutto. Tutto perde improvvisamente valore. “Dove sei Signore? Dove ti sei nascosto? Vogliamo la nostra vita di prima. Perché tutto questo? Quale colpa abbiamo commesso? Perché ci hai abbandonato? Perché hai abbandonato i nostri popoli? Perché hai spaccato in questo modo le nostre famiglie? Perché non abbiamo più la voglia di sognare e di vivere? Perché le nostre terre sono diventate tenebrose come il Golgota?”. Le lacrime sono finite. La rabbia ha lasciato il passo alla rassegnazione. Sappiamo che Tu ci ami, Signore, ma non lo sentiamo questo amore e questa cosa ci fa impazzire. Ci svegliamo al mattino e per qualche secondo siamo felici, ma poi ci ricordiamo subito quanto sarà difficile riconciliarci. Signore dove sei? Parla nel silenzio della morte e della divisione ed insegnaci a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare.

Nella preghiera della Chiesa ai piedi del Crocifisso che dona la vita per amore, nell’amicizia nel segno della Croce tra Albina e Irina, viene rappresentata la verità calpestata dalle logiche della potenza attualmente in conflitto, viene ribadita l’onnipotenza crocifissa del perdono, viene celebrato il senso della morte di Cristo nel frutto della vita e della pace. Lungi dall’essere ambigua e fuori luogo, come qualcuno ha protestato, l’immagine delle due amiche che tengono la Croce ci indica l’unica vera “politica” degna dell’uomo, quella che opera concretamente per la riconciliazione e per la pace. Uniti alle vittime, capaci di perdono, aggrappati al Crocifisso, unica speranza!
Signore Gesù,
che dal tuo costato trafitto
hai fatto sgorgare la riconciliazione per tutti,
ascolta le nostre umili voci:
dona alle famiglie distrutte da lacrime e sangue
di credere nella potenza del perdono
e a tutti noi di costruire pace e concordia.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
R/. Amen.