Chesterton, antidoto contro le ideologie (“Nostro Tempo” 10 novembre 2019)

È quantomeno doveroso riflettere sulle tragiche vicende di Bibbiano. Ma è altrettanto ragionevole adoperarsi per evitare che il dibattito suscitato dall’inchiesta Angeli e demoni venga condotto nel modo adottato da diversi politici. Oscillando tra la recriminazione di parte e la manipolazione strumentalizzante, non pochi esponenti di tal o talaltro partito hanno contribuito ad eclissare le questioni di fondo sollevate dai casi ambientati nella Val d’Enza. Non è però assolutamente accettabile che temi come la tutela dei minori da parte dello Stato o l’assistenza sociale alle famiglie in difficoltà vengano ridotti a slogan propagandistici, da lanciare contro l’avversario politico in uno dei tanti talk shows televisivi. È pertanto necessario porsi in ascolto di altre voci, libere dalle tiranniche esigenze della comVescovipetizione politica. Si pensi qui, ad esempio, ai commenti dell’episcopato emiliano come le interviste del vescovo di Reggio Emilia, mons. Massimo Camisasca, o al recentissimo intervento dell’arcivescovo di Modena-Nonantola, mons. Erio Castellucci, il quale ha espresso cinque “no” – alla strumentalizzazione politica, al discredito ideologico della famiglia tradizionale, alla superficialità dei provvedimenti di allontanamento dalle famiglie naturali, al discredito di assistenti sociali, giudici e operatori sanitari, al discredito delle case-famiglia e delle famiglie affidatarie – e un grande “sì” verso i bambini. Alcuni mesi prima, intervistato da Radio Vaticana Italia, mons. Camisasca aveva così evidenziato una delle questioni emerse in modo drammatico dal caso Bibbiano: «Dobbiamo piuttosto preoccuparci dei trend culturali e dei trend ideologici, che naturalmente attraversano anche i partiti, ma che determinano direttamente questa visione sbagliata della famiglia, dei rapporti fra genitori e figli e della necessità di “punire” la famiglia quando invece andrebbe sostenuta, aiutata e appoggiata». La contestazione ideologica del ruolo educativo della famiglia, ad esempio, ritorna a più riprese nella storia del pensiero occidentale. È ovviamente impossibile tracciarne qui il benché minimo profilo; ciononostante può forse essere istruttivo considerare un piccolo episodio. Mercoledì 27 novembre 1935: l’emittente radiofonica BBC trasmette una curiosa conversazione tra due illustri intellettuali inglesi (tradotta in italiano da Annalisa Teggi per Rubbettino nella raccolta Radio Chesterton. Dai microfoni della BBC). bertrand-russell-02Da un lato, il filosofo Bertrand Russell sostiene apertamente che «i genitori siano inadatti per natura a crescere i loro figli» e che – pur senza ritenere che altri siano per natura adatti a farlo – sia meglio affidarli alle cure di professionisti all’interno di asili organizzati. Dall’altro lato, lo scrittore Gilbert Keith Chesterton non esita a ribattere – smascherando l’irragionevole esito sotteso all’apparente razionalità dell’avversario – che egli, in realtà, non farebbe altro che suggerire di «pagare un certo numero di impiegati che fingeranno di avere quel genere di interesse verso i bambini che, di fatto e per qualche misteriosa misericordia di Dio cum Natura, voi e io abbiamo sperimentato nel rapporto con i nostri genitori per legge naturale». Screditare ideologicamente i genitori quanto all’arduo compito dell’educazione dei propri figli equivale, per colui che è stato definito a ragione “il principe del paradosso”, a comportarsi come «quel pazzo che va in giardino sotto la pioggia battente e tiene un ombrello aperto sotto le piante che annaffia». In entrambe i casi si tratta di sostituire quanto è stato disposto da “Dio cum Natura” con una soluzione artificiale che risulta inadeguata e insufficiente, al limite del ridicolo. Ovviamente Chesterton è pienamente consapevole che il discredito ideologico, sotteso alle argomentazioni di Russell, ha conseguenze incommensurabilmente più traumatiche rispetto al bizzarro comportamento del pazzo nel giardino. chesterton-2L’inventore di “Padre Brown” conduce infatti il suo avversario ad ammettere che sia «assolutamente necessario», particolarmente nel caso delle madri della classe operaia, «fornire, con un atto del Parlamento, dei poteri dispotici agli asili affinché prendano i bambini che vogliono loro, tanti o pochi che siano, cioè che sequestrino i bambini». L’abilità retorica di Chesterton riesce a mettere in luce quella conseguenza che la logica del filosofo tardava ad asserire, ossia che dall’affermazione “assoluta” dell’inabilità dei genitori ad educare i propri figli discende inesorabilmente la tentazione di riconoscere a qualcuno il potere dispotico di “sequestrare” quegli stessi bambini in nome di una educazione migliore. Una delle questioni su cui occorre vigilare, nell’analisi dei “trend culturali e dei trend ideologici” che una teologia della famiglia finalmente aggiornata dovrebbe essere in grado di compiere, riguarda quindi il legame che viene quasi inevitabilmente a crearsi – come Chesterton ha fatto abilmente emergere dalle considerazioni di Russell – tra il sospetto ideologico che grava sui genitori e il tentativo d’introdurre surrogati educativi che pretendono di sostituirsi a forza di leggi positive a quanto disposto da Dio attraverso le umane dinamiche generative. Se per Russell, tornando al 1935, un’infermiera manifesterebbe molto probabilmente più dedizione di una madre, Chesterton non teme di dichiarare: «mi assumo la responsabilità di dire che» – per quanto esistano certamente madri ubriache o criminali, ciniche o scettiche – «la stragrande maggioranza delle madri mostra tutti gli istinti normali; per lo meno, tutte le madri che conosco sono costantemente impegnate a seguire i figli con intensa lealtà». Il breve scambio trasmesso dalla BBC, più di ottant’anni, fa è solo un esempio letterario. Eppure, può aiutarci a decifrare almeno una parte di ciò che è emerso dalle sofferte cronache di Bibbiano.

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